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L'olivo - "primo fra tutti gli alberi"

Bernalda > Olivi secolari di Castrum Boletum e Rotunda Maris
Gli Alberi secolari di
Castrum Boletum e Rotunda Maris

L'OLIVO, 'PRIMO FRA TUTII GLI ALBERI'.
(Vitale Nuzzo - Antonio Trivisani - Raffaele Rinaldi)
    
In Italia la civiltà dell'olivo e dell'olio ha, come la pianta stessa, radici profonde e diffuse.
     L'olivo è pianta sacra a Minerva.
     L'olivo è anche nei versetti della Bibbia (la colomba che annuncia a Noè la fine del diluvio universale portava con sé una   vermena di olivo; di olio di olivo era unta la Pietra che Giacobbe portava in Mesopotamia).
     L'olivo e l'olio d'oliva hanno ancora un ruolo centrale nei riti del Cristianesimo: un ramoscello d'olivo è ancora oggi benedetto la Domenica delle Palme e gelosamente conservato per tutto l'anno. L'olio benedetto, mescolato con balsamo ed altri aromi, forma Il crisma.
     La pianta ha origini incerte, anche se alcuni dati storici indicano l'Asia Minore e la Siria come l'area di origine più. probabile. Da quest'area i Greci la diffusero, sotto il nome di haia, verso l'occidente.
     Fu la dea Minerva, secondo Diodoro, che insegnò come si dovevano coltivare gli olivi e come dai loro frutti estrarre l'olio.
     Nell'antica Grecia, Omero testimonia la presenza di numerose boscaglie di olivi selvatici e numerosi olivi addomesticati, dal tronco così grande da potersi talvolta trasformare, è il caso di Ulisse, in un letto matrimoniale.
     In Italia, anche se alcuni ritrovamenti fanno risalire l'uso dell'olivo già dal Pliocene, le prime piante coltivate si ebbero probabilmente nella Sicilia e nella Magna Grecia verso la metà del primo millennio a.C. Scarse sono le notizie sulla estensione degli oliveti coltivati a quell'epoca.
     In Basilicata, nel quinto volume del 1961 a cura del prof.  L. Franciosa, edito dalla Cassa per il Mezzogiorno, sulla Struttura e mercati dell'Italia meridionale, è indicato che il patrimonio olivicolo accertato dal Catasto agrario era di 2,6 milioni di piante (1,1 a Matera e 1,5 a Potenza). In provincia di Matera, le varietà più diffuse erano la Pizzutolo, la Nostrale, la Tarantina, la Cima di Curato, la Fagiola, la Ghiannara e la Maiatica.
     Tutte queste varietà risultavano irregolarmente distribuite a causa delle condizioni climatiche e del terreno. Ma le zone più importanti erano quelle di Nova Siri, Bernalda, Ferrandina e l'ara di Tricarico-Stigliano. Anche le densità di piantagione erano molto variabili da 250 piante per ettaro negli impianti specializzati della pianura Metapontina a meno di 100 piante per ettaro nella coltura promiscua.


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