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Intervento del Prof. Pietro Tamburrano

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Atti del seminario di studi

Da Camarda a Bernalda:
una memoria accusatoria settecentesca


Intervento
Prof. Pietro Tamburrano
Docente di Storia e Filosofia Liceo Scientifico "Matteo Parisi" Bernalda

Ricerche come quella relazionata dal prof. Alfonso Falco, esemplare nella sua saldezza storiografica, o come quelle prodotte con merito da cultori di storia locale, costituiscono un patrimonio prezioso da rielaborare in più ampia sintesi storica, e da custodire come testimonianza autorevole del nostro passato.
In questo seminario di studio sento di poter privilegiare, non senza condizionamento professionale, la filosofia della storia più che la filologia, per dirla in termini vichiani.
E dunque non esito a sostenere che tra le finalità della ricerca storica possa includersi la conoscenza dell "identità collettiva" di un popolo, da porre nel tempo a ispirazione per i suoi futuri destini.
D'altra parte oggi non c'è gruppo etnico che non ponga all'attenzione degli altri la propria ricchezza storica, per avere una presenza significativa nel mondo e trarne le utili conseguenze.
A mio giudizio l'identità bernaldese ha radicamenti originari che stanno molto al di là della data storica che vogliamo celebrare, e del nome che oggi rappresenta la nostra Comunità.
Ritengo che le radici autentiche della identità storica di Bernalda siano nella "greca" Camarda, e non in quella "briciola" di storia nella quale si compì la non felice sostituzione del nome.
Il Signore dalla quale ebbe origine il "nuovo" nome della nostra Città in fondo rappresentava un regime "tirannico", in una epoca di "ritardo" storico e di "involuzione" civile.
Tanto basta per convincerci della necessità di ritornare alla sconosciuta Camarda, per riscoprire anche donde il popolo bernaldese attinse il coraggio di superare i tempi bui di un prolungato e asfissiante feudalesimo politico al di fuori del flusso di cultura e di civiltà che emanò a lungo dall'antica "Metaponton".
Questa Città fu celebre per la Scuola che Pitagora vi creò.
In essa affluirono discepoli dall'intero bacino Mediterraneo: dall'Egeo, da Atene, da Cartagine, dalla Scizia, da Siracusa e Agrigento, dal Tirreno, da Crotone, Sibari e Reggio, dalla vicina Taranto.
Non pochi tra loro raggiunsero la fama del Maestro, e l'elenco dei loro nomi ricorre in opere immortali della classicità greca e latina.
Non possiamo tacere di Ocello Lucano, di Archita che diede lezioni a Platone, di Ippaso da Metaponto che rivoluzionò le concezioni cosmologiche e algebriche del Maestro.
Ippaso infatti fu il primo ad affermare l'impossibiltà di un Universo incentrato sulla Terra, ed il primo a superare il concetto di numero "finito", ipotizzando il numero irrazionale quale segno di dimensioni infinitamente positive ed infinitamente negative, o di frazionamento all'infinito delle "unità".
Per tali ragioni Ippaso poteva oscurare la fama del "divino" Pitagora, i cui discepoli provvidero presto a cancellarne l'esistenza con una stele che ne annunciava la morte in mare per punizione di Giove.
Molte donne si affermarono in questa Scuola per sapienza e virtù : Esara, Bindace, Ocile, Mia, Melissa, Teano (forse consorte di Pitagora).
Una lunga strada interna, le cui tracce sono per sempre scomparse, collegava Metaponto con Elea sul Tirreno, dove l'eccelso Parmenide aveva creato la Scuola Eleatica.
Sono storicamente documentati gli interscambi permanenti tra le due Scuole filosofiche più importanti della Magna Grecia.
L'attività dei Pitagorici a Metaponto si protrasse fino a due secoli dopo la morte del Maestro, e Scuole affiliate fiorirono in quasi tutte le città della Magna Grecia.
Possiamo mai pensare che la greca Camarda fosse estranea a questi empori di civiltà?
Sulla base di queste e altre considerazioni è opportuno dar vita a studi e ricerche che riportino all'antica Camarda la nostra lingua, i costumi e le tradizioni, con la diligenza di discernere su basi scientifiche ciò che è nucleo originario, e ciò che è "sovrapposizione".
Non voglio fra credere però che il ciclo della Magna Grecia sia conclusivo della storia di Camarda.
Anche il Medioevo offre pagine di splendore storico.
Lo sbarco dei Monaci Bizantini nel Metapontino è evento da riscrivere, dopo averlo collegato alle origini del Cristianesimo a Metaponto, risalente con certezza al Il secolo dopo Cristo.
Questi asceti provenienti dall'Oriente osservavano la regola di San Basilio Magno, creatore del Monachesimo orientale.
Essi consolidarono la fede delle nostre popolazioni, furono esempi di virtù e di santità, e furono i primi a dissodare le terre incolte delle nostre contrade, e a renderle fertili da malsane quali erano.
Mi chiedo se I' "Ora et Labora" di San Benedetto da Norcia non abbia avuto origine proprio dalla laboriosità "ascetica" dei Monaci del Metapontino.
Furono celebri i loro Monasteri di San Basilio e del Casale a Pisticci, di S.Angelo a Montescaglioso, di S.Mauro Forte, gli Eremi delle Gravine di Matera e di Ginosa, ben collegati con i più celebrati Cenobi di Calabria.
La nostra terra fu solcata da Santi Monaci molto venerati in vita e in morte: San Vitale, San Leone, San Pietro, San Nilo, San Donato e in seguito San Giovanni da Matera e San Guglielmo da Vercelli.
Mi sorge il dubbio se il Patrono dell'antica Camarda sia il San Donato del Monastero di San Mauro Forte e non, come si crede, il San Donato Vescovo di Arezzo. Anche questo è argomento di ricerca storiografica.
Il Monaco Donato infatti aveva fama di santità già in vita, e percorse tutte le contrade dell'alto e basso Metapontino confermando coi miracoli la sua predicazione evangelica.
Nel nostro territorio c'è una contrada che è detta "Mercuragno". Si pensa che questa terra fosse appartenuta ai Monaci del "Mercurion" che costituiva I' Eparchia di Calabria, accanto alla quale c'era quella del "Latinion", cui apparteneva la Bassa Lucania. Il Monaco più famoso del Monachesimo calabro fu San Nilo di Rossano, sicuramente transitato per le nostre contrade.
Non voglio tacere di altri importanti eventi che segnarono la Storia della nostra Città. E mi riferisco alle più vitali dominazioni Normanna e Sveva, delle quali abbiamo segni indelebili, ma opaca memoria.
Che dire poi del secolare traffico di Pellegrini per la Terra Santa, transitati per le nostre strade e ospitati in apposite strutture individuate anche nel Villaggio della SS.Trinità nella Metaponto medievale?
I Cavalieri Cristiani del Santo Sepolcro, dei Templari, di Malta e di Gerusalemme sicuramente furono presenti e attivi anche nel nostro territorio.
Che dire della predilezione che Federico Il di Svevia ebbe per tutta la Lucania, non escluso il Metapontino?
Le successive dominazioni degli Angioini, degli Aragonesi e dei Bordoni furono meno felici e fortunate. E tuttavia c'è da chiedersi donde le nostre popolazioni trassero forza per resistere con dignità e fierezza a secoli di soprusi e offensiva privazione della libertà?
La risposta a tanti quesiti, degni dei nostri interessi ed entusiasmi, può venire dall'incremento serio di studi e approcci ordinati e sostenuti.(testo rivisto dall'autore)
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